Non piangere…

Non piangere.

Le sofferenze dell’ultimo tratto della mia vita sono, ormai, solo un’eco lontana…

Ora solco, libera, i mari e mi immergo in essi, esplorandone i fondali.

Riposo su quelle nuvole che ti sembrano panna montata e mi scaldo, dolcemente, al sole.

Faccio le capriole nel vento e mi confondo tra i colori dei fiori e l’eleganza delle farfalle.

Ti sfioro il viso sotto forma di pioggia e lo asciugo con una brezza leggera che sa di gelsomino…

Mi riconoscerai nella risata gioiosa di un bambino, nel profondo silenzio di un’alba e nel cielo variopinto di un tramonto di fine aprile.

Sono con te sempre, perché ho scelto come mia dimora un piccolo angolo del tuo cuore.

I luoghi del cuore

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Manca ormai solo una settimana al grande evento ed oggi è stata una giornata memorabile, per tantissime cose, perché ricca di emozioni belle, di divertimento, di relax, di affetto: una giornata che porterò nel cuore e che ha contribuito a rendere più bella e piena la mia vita…

Iniziamo con ordine da questa mattina: dalla messa… Una bellissima celebrazione semplice: la mia ultima da “signorina”…  e poi, l’affetto delle persone che mi hanno circondato alla fine della messa: la gioia dei bambini, l’esuberanza degli adolescenti, gli sguardi complici degli adulti e poi la gioia nei loro occhi, la partecipazione alla mia gioia!!!

Ale che mi dice che non vuole essere “solo quello che porta gli anelli, ma anche quello che lancia i fiori”…

Andrea e Sofia a parlare dei loro vestiti e delle scarpe che indosseranno…

Annamaria, sua mamma e Valentina che mi guardano ed i loro occhi che sorridono di cuore…

Don Oreste che annuncia alla comunità il nostro matrimonio…

E Antonio e Giulia e Giuseppe e Vito….

E Antonellina e Giusy che mi fanno il conto alla rovescia…

… e poi c’è Lina… e Lina è sempre Lina…

E tutto è in fermento e tutto è in fibrillazione e per me è meraviglioso sentire tutto questo alone d’affetto intorno a me, che mi circonda e mi protegge e mi custodisce…

Pomeriggio, poi, l’esperienza dell’anteprima con i fotografi… Ed il ritorno nei miei luoghi del cuore: a Nicastrello, lì dove ci sono le mie origini, lì dove ritrovo me stessa, lì dove sento presenti i miei morti: mio papà, Filippo, i nonni, zia Giannina

Lì, tra quelle quattro pietre silenziose ma immortali vive il senzatempo che rende tangibile quell’eternità per cui siamo stati creati e alla quale aneliamo…

Abbiamo trovato, stranamente, la chiesa aperta e tutto era in ordine, perfetto, come se stessero aspettando solo noi… Come se gli eterni abitanti di quei luoghi sapevano che ci saremmo andati ed hanno voluto farci trovare tutto “apparecchiato” perché potessimo sentirci accolti, per darci il benvenuto, per farci capire che sono felici per noi, che ci seguono e ci accompagnano sempre, che guidano il nostro cammino e partecipano della nostra gioia; perché il passato ed il presente si incrociano, si intersecano in vista di un futuro in cui saremo insieme per sempre, di nuovo faccia a faccia…

Ho il cuore che scoppia di gioia ed oggi non c’è stato spazio per nessuna lacrima: solo felicità, amore, calore ed attimi di eternità.

Genitori e figli…


Conto su di te
perche’ tu sei mio figlio,
conto su di te:
non pretendo e non voglio
che diventi un re,
nè un campione sul miglio,
ma soltanto che
tu faccia sempre del tuo meglio.

Conto su di te
perchè porti rispetto
a tua madre e a me
come all’ultimo insetto
che ha creato Dio
e se io mi addormento,
prendi il posto mio
per tirare il carretto.

Conto su di te:
non scansare la lotta,
conto su di te
perchè affronti la roccia
che una vita è
e lo faccia meglio di me.

Conto su di te
perchè studi e lavori
oltre che per te
perchè il mondo migliori
e se avrai di più,
non nasconder tesori
pensa che c’è un Dio
nei tuoi fratelli chiusi fuori.

Conto su di te
per fermare il cemento
sulla prateria,
dove gli scappamenti
sputano follia
e mortali incidenti,

conto su di te
per salvare una trota,
soffocata da una plastica idiota,
conto su di te
perche’ vinca la vita e
la bomba ammuffisca
la dove sta.

Conto su di te
che hai la vita davanti,
se assomigli a me
anche nei sentimenti
forse soffrirai,
navigando di fronte
e saranno guai
difendere un’idea
o un’amante,
ma io sento che
l’importante è nel cuore.

Conta su di me
per sbagliare ed amare,
conta su di me,
come io conto su di te.

La principessa che credeva nelle favole

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“Le lezioni imparate a dovere permettono di acquisire una grande pace”
(…)
“La vita è difficile. Alcune persone entrano nella nostra esistenza e ci lasciano la loro impronta sul cuore, trasformandoci completamente. Ma a volte essere diversi da prima può rappresentare un miglioramento”.
“Com’è possibile che qualcuno stia meglio dopo essere stato ferito?”
“Non sei forse diventata più saggia per ciò che riguarda l’amore, imparando finalmente a distinguerlo? E non hai imparato molte cose in merito a chi sei e a chi invece non sei? Adesso sei in grado di fare affidamento sulla tua forza interiore, un potere che non sapevi nemmeno di possedere”.
“Credo di sì…”
“Ogni rapporto interpersonale e ciascuna esperienza ci offrono un dono prezioso: non appena riesci a riconoscere questo regalo, impari a superare il dolore”.
“Una volta Doc mi ha detto che le sfide portano con sè un dono che aiuta a conoscere la verità. Nonostante ciò, non riesco ancora a capire per quale motivo io abbia dovuto soffrire così tanto per imparare”.
“Il dolore è un maestro molto più abile del piacere. Pensa a te stessa come una persona che si sta addestrando: le tue esperienze sono lezioni grazie alle quali puoi acquisire la saggezza che rende la vita più piena, ricca e facile”.
“Di sicuro è un modo difficile di apprendere” (…)
“Sì, ma è anche il metodo che permette di imparare meglio. La sofferenza rende il cuore più grande, consentendogli di fare spazio all’amore e alla gioia”.
“Amore e gioia?” (…) “Dopo tutto quello che mi è successo… non saprei…”
“Il modo in cui hai vissuto ieri ha determinato il tuo oggi, e come vivi oggi determina il tuo domani. Ogni giorno rappresenta una nuova opportunità per diventare come vuoi essere, facendo in modo che la tua esistenza sia così come la vuoi. Non devi rimanere bloccata nelle tue antiche convinzioni e credenze che (…) ti vengono imposte da altre persone e da tempi ormai remoti”.
(…)
“Gli anni sono passati, al pari dei pericoli, e adesso non corri più alcun rischio a essere così come sei”.

(Cit. Marcia Grad Powers)

Sweet dreams

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… e poi ti ritrovi catapultata in un sogno e ti ci trovi così bene da desiderare di non svegliarti più per tornare alla realtà…
Ahhh, i sogni, sono solo fumo, ma le sensazioni che ti danno sono reali e continui a percepirle anche al risveglio…
… e solo allora capisci che i tuoi sogni si realizzano solo nei sogni…

゚・❤ Sciarpa primaverile – Profumo di caffè ❤・゚

La mia Ele!!!!!
Come farei se lei non ci fosse…. ♥

❤ Il magico mondo del caffè ❤

Da un pò ho finito questa sciarpa,

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che deve partire per i famosi monti della Calabria …

Dove vive una ragazza che mi stressa dalla mattina alla sera 😉

con le sue paturnie ed i suoi momenti no!!!

Come farei senza di lei!!!!

Si, questa sciarpa finirà nelle grinfie della Biondina

Mi ha talmente stressata… che ho dovuto fare il post prima che lei riceva il pacchettino!

Si, perchè  prima di luglio non ritorna a casa…

ora, quello che lei fa in giro per il mondo fino a luglio che importa a noi 😉

I curiosi volendo possono andare a ficcanasare… tanto troverete e capirete subito quello che fa a spasso nel mondo!!!!

Nulla… asciuga lavelli!!!!

Quindi, dicevo la sua pseudo sciarpina primaverile diventerà una sciarpina autunnale!

Dentro il pacco ci sarà altro!

Non vi dirò di cosa si tratta, così, la bionda diventerà nera dalla rabbia 😉

Mi raccomando!!!!…

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L’altra parte di me

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Oggi vi parlo di una parte di me, una parte molto importante, una parte che mi completa e senza la quale non potrei vivere…
Questa parte di me vive fuori di me ed è mio fratello…
Lui si chiama Danilo e, nonostante a volte lo strozzerei per quanto mi fa arrabbiare, è una delle persone più importanti e fondamentali della mia vita…
Lui è la mia allegria, la mia gioia di vivere, il mio sorriso: ha sempre la capacità di farmi ridere tantissimo anche nelle situazioni in cui sono più triste, arrabbiata o infelice…
Ha una verve tutta particolare e trova sempre la battuta giusta per farmi passare i miei soliti musi…
A volte, quando siamo a tavola, lui dice o fa qualcosa per la quale io inizio a ridere a crepapelle non riuscendo più a smettere; allora lui, con la sua faccia innocente, si gira da mia madre e le dice: “A ma’, ma guarda questa!!!!! Non posso dire niente che deve subito mettersi a ridere in questo modo!!!” E lo fa con gli occhi così furbi ed un’espressione tale che io ancor di più continuo a scompiciarmi, senza riuscire più né a mangiare né a bere a rischio di strozzarmi….
Oltre a questo suo lato comico, però, ha anche una parte matura e razionale che supera di gran lunga la mia, nonostante lui sia più piccolo di me…
Ad esempio, mentre io mi lascio prendere molto facilmente dal panico e dallo sconforto, lui, invece, mantiene un sangue freddo ed una lucidità spaventosa in diverse situazioni…
Devo a lui un sacco di passi importanti compiuti nella mia vita, come, ad esempio, la mia esperienza come commissario esterno agli esami di maturità ed il mio stesso essere qui a Pescara ora a fare questo benedetto TFA…
Sia nel primo che nel secondo caso, se non fosse stato per lui, io avrei gettato la spugna, perdendo esperienze importanti ed occasioni per il mio futuro…
Lui è molto forte caratterialmente, non è crollato come me dopo la morte di papà, ma ha preso su di sé tutte le responsabilità del caso, senza perdersi d’animo…
Non l’ho mai visto piangere davanti a me, non l’ho mai sentito lamentarsi, forse perché vedeva me così fragile, come un filo d’erba che si stava staccando per sempre dal terreno ed allora lui si è trasformato in quel terreno: non sono state le mie radici ad aggrapparsi a lui, ma è stato lui a tener ferme quelle radici, alimentandole perché si rafforzassero e non permettessero alle intemperie di strappar via per sempre quel fragile fuscello…
Ricordo ancora come mi guardava in quei momenti di disperazione mia totale, ricordo il suo sguardo spaesato, il suo non sapere come aiutarmi… Leggevo nei suoi occhi il dolore e la paura, perché non mi aveva mai visto così prima: immagino che si sentisse come un uccello in gabbia, come un carcerato con le mani legate…
Io avevo eretto un muro e solo con la dolcezza, il silenzio e la vicinanza lui è riuscito, pian piano, ad abbatterlo…
Quanto sono stata egoista!!!!
Non mi sono mai posta il problema del SUO dolore, ma lui questo non me lo ha fatto pesare mai…
Danilo è un tipo chiuso nei sentimenti: difficilmente ti dice a parole che ti vuole bene, ma te lo dimostra coi i gesti ed oggi ho voluto parlavi di lui proprio perché, come spesso succede, mi ha commosso profondamente…
Ha condiviso su fb un video con la canzone di Povia “T’insegnerò” e lo ha fatto taggandomi…

Io non la conoscevo, ma ascoltandola ci ho trovato dentro racchiusa tutta la nostra storia, tutto il nostro rapporto speciale…
Ci ho trovato dentro me e lui….
E così, anche se non ne parlo mai in questo blog, anche se lui questo blog non lo legge, perché dice che sono estremamente noiosa, io ora voglio dedicare a lui questo post perché sappia (se un giorno passerà di qui a curiosare) che lui è uno dei miei principali punti di riferimento e che sarei pronta anche a dare la mia vita per lui, per quanto lo amo…

Da “Le lettere di Berlicche”

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Non so se avete mai letto questo libro di Lewis, Le lettere di Berlicche: sono delle lettere che Berlicche, diavolo-tutor, scrive a suo nipote, Malacoda, diavoletto che sta imparando dallo zio i metodi per tentare la persona che gli è stata assegnata per “strapparla” a Gesù, denominato “Nemico” ed assicurarla per sempre a Satana, chiamato “il Nostro Padre Laggiù”.
E’ un libricino davvero molto interessante: l’ho sentito nominare, per la prima volta, da Mons. Giovanni D’Ercole in un’omelia fatta in occasione della festa di Maria SS. Del Soccorso, nostra patrona.
Mi è stato regalato dalla mia amica Maria Teresa l’anno scorso a Natale e non lo avevo ancora preso in mano, forse perché non era giunto il momento e poiché credo che, spesso, non siamo noi a scegliere i libri, ma sono loro che ci scelgono, ecco che voglio condividere con voi degli estratti che sento direttamente rivolti a me, in questo periodo. Sono certa che Lucetta concorderà pienamente e, leggendo, sorriderà, pensando: “Vedi, piccola mia, te lo dicevo io….”

Per la prima volta nella tua carriera hai assaggiato quel vino che è la ricompensa di tutte le nostre fatiche – l’angoscia e lo smarrimento di un’anima umana – e t’è andato alla testa. (…) L’immediato terrore e la sofferenza immediata degli esseri umani è un ristoro legittimo e piacevole per le miriadi dei nostri affaticati lavoratori. (…) Il Nemico ci permette di scorgere la breve sofferenza dei suoi favoriti soltanto per farci struggere e per tormentarci. (…)

Non v’è nulla che equivalga alla sospensione e all’ansietà per barricare la mente di un essere umano contro il Nemico. Egli vuole uomini che si preoccupino di ciò che fanno: nostro compito è invece di farli pensare sempre a ciò che capiterà loro. (…)

Gli esseri umani sono anfibi – mezzo spirito e mezzo animale. (…) Perciò la cosa che più li avvicina alla costanza è l’ondulazione – cioè il ripetuto ritorno a un livello dal quale ripetutamente si allontanano, una serie di depressioni e di elevazioni. (…) Per decidere quale sia il miglior uso che ne puoi fare, devi chiederti qual è l’uso che desidera farne il Nemico, e poi agire all’opposto. Ora, può essere per te una sorpresa venire a sapere che nei suoi sforzi di impossessarsi per sempre di un’anima, Egli si basa sulle depressioni ancor più che sulle elevazioni. Alcuni dei suoi speciali favoriti sono passati attraverso depressioni più lunghe e più profonde di qualsiasi altro. (…) Egli vuole proprio riempire l’universo di un quantità di nauseanti piccole imitazioni di Se stesso – creature in cui la vita, in miniatura, sarà qualitativamente come la Sua, non perché Egli li assorbirà, ma perché le loro volontà si conformeranno liberamente alla Sua. (…) Le metterà in moto con comunicazioni della Sua presenza che, quantunque deboli, sembrano grandi per esse, con emozioni dolci, e facendole superare facilmente le tentazioni. Ma non permette mai che questo stato di cose duri a lungo. Presto o tardi ritira, non di fatto, ma dalla loro esperienza consapevole, tutti i sostegni e gli incentivi. Lascia che la creatura stia in piedi sulle sue stesse gambe – a compiere puramente con la volontà doveri che hanno perduto ogni gusto. È durante tali periodi di elevazione, che la creatura diventa di quel genere che Egli desidera che sia. Donde le preghiere offerte in uno stato di aridità sono quelle che più gli sono gradite. (…) Egli vuole che essi imparino a camminare, e perciò deve tirar via la mano; e purchè ci sia veramente la volontà di camminare, Egli sembra gradire perfino il loro inciampare. (…)“.

San Riccardo Pampuri

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Sono tornata, finalmente, a casa: non mi sembra vero, dopo un mese e 8 giorni di assenza e non per motivi belli o piacevoli, purtroppo…
Come molti di voi già sapranno, mia madre ha subito un delicato intervento chirurgico, è andato tutto bene, grazie a Dio, anche se dovrà continuare a fare i controlli…
Questo mese è stato lungo e difficile, pieno di stress, preoccupazione, notizie che si susseguivano, viavai dall’ospedale, lacrime e sorrisi, ma la cosa più bella in assoluto che mi è capitata e che voglio raccontarvi è la visita a San Riccardo Pampuri, nella chiesetta di Trivolzio…
Una sera, non so neanche come, mi ritrovo a parlare, con mia cugina Agata, di questo Santo lei mi dice che la sua piccola peste, Riccardo, si chiama così proprio per S. Riccardo Pampuri e mi racconta un aneddoto che le era successo.
Io le dico subito che conosco anche io questo Santo, che Angelo me ne aveva parlato tanto e che avrei tanto voluto andarlo a visitare. Lei, quella sera, mi promette che mi ci porterà. Da allora ho sempre custodito questo desiderio ardente nel mio cuore. Decidiamo di andarci il 13 di dicembre, giorno di S. Lucia, giorno del mio onomastico. Peccato che, però, il 12 dicembre, sentiamo le previsioni di sera e dicono che il giorno dopo ci sarebbero stati 30 cm di neve…
Mi rattristo molto e dico a mia cugina: “Beh, si vede che non è proprio destino, S. Riccardo non ci vuole!!!”. Lei, sorridendo, mi dice: “Vedrai che ci andremo!!! San Riccardo è un santo potente ed è un santo che ti chiama sempre, se tu hai questo desiderio di andarlo a trovare è lui che ti chiama e ci andremo, abbi fede!!!”.
Il mattino dopo, portiamo i bimbi all’asilo e ci prepariamo per partire: S. Riccardo ci chiamava e ci aspettava!!!! Abbiamo fatto un’oretta di strada, con un freddo gelido che trapassava le ossa, ma non ha nevicato.
Arriviamo a Trivolzio, un piccolissimo paesino sperduto, con poche case e molte anche diroccate, vicino alla chiesetta di S. Riccardo. Entriamo prima in chiesa e mia cugina mi spiega che le spoglie di S. Riccardo, si trovavano prima sulla sinistra dell’altare, dove ora sorgerà il presepe, mentre S. Riccardo, ora, era in una cappellina accanto alla chiesa.
Tutto era così povero, così semplice e lui lì!!!! Mi aveva cercato, mi aveva chiamato, mi aveva voluto ed io, ora, ero lì davanti a lui.
Mi viene così difficile esprimere a parole cos’ha significato per me quell’incontro con S.Riccardo: era come arrivare ad un appuntamento preso e programmato da tempo. Ho provato un’emozione così forte che non riuscivo a trattenere le lacrime. Mi sono seduta lì, al primo banco, con mia cugina e contemplavo questo grande santo, così normale, così povero, così umile, ma allo stesso tempo così immenso.
Ho recitato il rosario con mia cugina senza smettere un attimo di piangere e mi sono tornare in mente le parole di un sacerdote che, tempo fa, mi disse: “Il pianto è un dono dello Spirito Santo!” ed io, quel giorno, di doni ne avevo ricevuti così tanti.
Confidavo a mia cugina, davanti a S. Riccardo, che quando Angelo me ne parlava, io sentivo questo santo molto lontano e mai, in vita mia, avrei pensato di venirlo a visitare, era da tutt’altra parte rispetto a dove vivo io e non potevo credere che, in quel momento, invece, io ero proprio di fronte lui.
Sentivo una gratitudine immensa dentro di me, sentivo che il cuore poteva esplodermi di gioia da un momento all’altro e tuttora, se ripenso, a quell’emozione, sento un sussulto nella schiena.
Prima di andar via, mi avvicino al lezionario, per leggere la parola del giorno e sentite un po’ cosa mi ha sussurrato Dio, per mezzo del profeta Isaia, proprio a me, proprio in quel giorno e proprio alla presenza di S. Riccardo Pampuri:

“Dal libro del profeta Isaìa

Io sono il Signore, tuo Dio,
che ti tengo per la destra
e ti dico: «Non temere, io ti vengo in aiuto».
Non temere, vermiciattolo di Giacobbe,
larva d’Israele;
io vengo in tuo aiuto – oràcolo del Signore –,
tuo redentore è il Santo d’Israele.
Ecco, ti rendo come una trebbia acuminata, nuova,
munita di molte punte;
tu trebbierai i monti e li stritolerai,
ridurrai i colli in pula.
Li vaglierai e il vento li porterà via,
il turbine li disperderà.
Tu, invece, gioirai nel Signore,
ti vanterai del Santo d’Israele.
I miseri e i poveri cercano acqua ma non c’è;
la loro lingua è riarsa per la sete.
Io, il Signore, risponderò loro,
io, Dio d’Israele, non li abbandonerò.
Farò scaturire fiumi su brulle colline,
fontane in mezzo alle valli;
cambierò il deserto in un lago d’acqua,
la terra arida in zona di sorgenti.
Nel deserto pianterò cedri,
acacie, mirti e ulivi;
nella steppa porrò cipressi,
olmi e abeti;
perché vedano e sappiano,
considerino e comprendano a un tempo
che questo ha fatto la mano del Signore,
lo ha creato il Santo d’Israele.”

Il foglietto

Mentre scartabellavo tra i miei vecchi libri di spagnolo, ho  ritrovato un foglietto volante con su scritta una canzone che ora vi riporterò…
La cosa curiosa è che, non appena mi è venuto in mano quel foglietto, ho subito capito cos’era, ho subito ricordato la scena e rivissuto le stesse emozioni…
Era un periodo buio per me, uno dei tanti che hanno costellato la mia vita, era il periodo di depressione per la morte di mio padre, ma era verso la fine, stavo per venire fuori dal tunnel ed ero in chiesa, ero andata a messa, ero seduta, come sempre, nella parte esterna del penultimo banco a destra ed avevo per le mani il libretto dei canti… Lo stavo sfogliando, così, sovrappensiero, lentamente, senza guardare nulla in particolare, come quando hai lo sguardo fisso e tutto ciò che hai davanti si sgrana, fino a diventare una strana macchia indecifrabile davanti a te e la tua mente vaga chissà dove, approdando su chissà quali lidi…
Bene, proprio allora, ricordo che quella macchia, iniziava a prendere forma, a diventare prima un blocco a strofe e poi, pian piano, parole, lettere…
Lettere che messe insieme davano origine a questa meravigliosa canzone, di cui non conosco neppure la tonalità, né il motivo, ma che mi ha colpita profondamente, perché era come se sgorgasse direttamente dal mio cuore, era come se mi appartenesse da sempre e, così, ho preso dalla borsa quel foglietto, una penna e me la sono ricopiata, per portarla via con me…
Me ne ero completamente dimenticata, finchè non è risbucata direttamente dal passato ed ora, come allora, voglio ricopiarla qui, perché ora, come allora, voglio tenerla con me e condividerla con voi…

MARIA
Era notte davvero, camminavo da solo
aggrappato al mio niente:
sei apparsa, Maria.
Io t’avevo cercato come quando, bambino,
io cercavo una stella.
M’hai asciato lottare, m’hai lasciato pregare,
ma perché fossi un uomo, mi hai lasciato soffrire.
Eri lì sulla strada, t’ho sentito, Maria,
mi bastava, tu c’eri.
Ho capito il vangelo, non potevo sognare,
far discorsi o poesie, bisognava dar tutto.
Nel tuo sguardo ho trovato il coraggio
e la forza per le scelte più grandi.
Oggi il sole è tornato,
sembra facile oggi camminare alla luce
… ma ti chiedo, Maria, resta sulla mia strada,
ho bisogno di te,
tu sei madre davvero.

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