Once upon a time

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C’era una volta una ragazza felice, serena, soddisfatta della sua vita, contenta del suo corpo, in pace con se stessa, in armonia con la sua famiglia…

spensierata no, spensierata non lo è mai stata…

Godeva di ciò che aveva, non aveva mai davvero conosciuto il dolore, sebbene fosse sempre stata molto sensibile ed empatica…

Camminava nel mondo, col suo futuro davanti che sempre aveva sognato e immaginato roseo: tutto scorreva in maniera tranquilla e il suo animo era tranquillo…

Poi, ad un tratto, questa ragazza si è ritrovata catapultata al 19 aprile del 1999…

Una data fatidica questa, una data che la segnerà per sempre, che cambierà definitivamente il corso della sua vita, che trasformerà per sempre ogni suo giorno, che deformerà per sempre il suo corpo e che stravolgerà la sua anima…

Una data indelebile, che non potrà mai scordare, così come non potrà mai scordare i giorni, le settimane, i mesi e gli anni a venire…

21 anni sono passati da allora ed è esattamente metà della mia vita: uno spartiacque senza precedenti…

È metà della mia vita che cammino in questo mondo senza di te, papà… Metà vita passata nel modo più bello e metà in cui tante sono state le difficoltà, tanti i dolori: fisici, spirituali, morali…

Tante le delusioni, tante le cose che sono andate esattamente all’opposto di come me le ero immaginate, troppi i dolori e triste quel mondo che prima era roseo e che quel 19 aprile di 21 anni fa ha gettato nel tunnel più nero…

Niente è stato più lo stesso per me da quando sei andato via… Niente…

Sai, papà, a volte mi chiedo se mi riconosceresti ancora, incontrandomi per strada, guardandomi negli occhi, sentendomi parlare…

Poco è rimasto della ragazza che hai lasciato…

Di certo, ho fatto del mio meglio per venire fuori da quella palude in cui ero sprofondata, ho fatto tanta strada, ho avuto anche tante soddisfazioni  e non posso dire che oggi la mia vita sia brutta: ho intorno tante persone che mi amano e che amo, ma mi porto dentro un vuoto che niente e nessuno potrà mai colmare…

Sai, papà, io ci provo, ogni giorno a renderti orgoglioso di me, ma sono così tanto fragile…

Non ero pronta, sai? Non ero pronta, 21 anni fa, ad affrontare tutto quello che mi sono trovata ad affrontare: non so neanch’io come sono sopravvissuta a quella tempesta; non so se ne sono mai veramente uscita…

So solo che, a volte, ho così tanti momenti di sconforto che mi annientano e proprio in quei momenti avrei tanto bisogno di averti accanto…

Ti cerco, ma tu non ci sei ed io mi vedo persa….

Non lo so se ne verrò mai fuori, ma spero solo di non averti deluso, perché meglio di così non potevo fare…

Mi manchi sempre come l’aria e mi mancherai fino al mio ultimo respiro…

Ciao papà: non smettere mai di starmi accanto e fammi sentire, di tanto in tanto, la tua presenza, ne ho profondamente bisogno…

12 commenti (+aggiungi il tuo?)

  1. lucetta
    Nov 04, 2020 @ 14:38:40

    ” non so neanch’io come sono sopravvissuta a quella tempesta”;
    Sì che lo sai!!!!! Hai pregato ed il Signore ti ha consolato attraverso tutte le persone che ti vogliono bene.

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  2. angelonocent
    Nov 03, 2020 @ 22:40:01

    QUEL 19 aprile del 1999…che non riesci a digerire !
    E Dio LO SA BENE.

    Avevo appena finito di pregare il salmo 90 (89) e sono finito qui.

    L’introduzione è solenne:

    1 Signore, a memoria d’uomo
    tu sei stato il nostro rifugio.

    Ma poi…

    EPPERO’ alla fine rifiorisce la speranza e l’implorazione:

    15 Ridonaci tempi felici
    pari ai giorni in cui ci hai afflitti
    e agli anni tristi che abbiamo vissuto.

    16 I nostri occhi vedano le tue opere
    e i nostri figli conoscano la tua grandezza.

    17 Sia con noi la bontà del Signore, nostro Dio:
    egli dia forza all’opera delle nostre mani,
    faccia riuscire ogni nostra fatica!

    NON E’ UN AUGURIO, DEBORATH, MA UNA CONDIVISIONE.
    Perché ciò che hai scritto è UN LENTO MARTIRIO che mette il magone in lettori impotenti quali siamo.

    Oggi a Trieste si festeggia SAN GIUSTO MARTIRE.
    Stralcio dalle parole dell’ Arcivescovo:

    “…non sono la sofferenza e la morte ad avere l’ultima parola, ma l’amore. Santa FELICITA, una martire contemporanea di San Giusto, poco prima del suo martirio al carceriere che la interrogava su come avrebbe retto la sofferenza davanti alle belve, diede questa singolare risposta:
    “In quel momento vi sarà in me un altro che soffrirà per me, perché anch’io mi dispongo a soffrire per lui” (Passione di Perpetua e Felicita XV,6). Lui per me, io per lui: il linguaggio è quello della relazione e dell’amore. Per il martire cristiano, la passione del soffrire è assunta nella passione dell’amare.

    MA E’ DONO DA CHIEDERE AL “BABBO” (Abbà).
    Con affetto.

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    • Deborath
      Set 15, 2021 @ 15:19:28

      Mio dolce Angelo, le tue parole mi arrivano sempre dritte al cuore… speriamo che sia vero che avremo giorni di gioia pari a quelli di afflizione.
      Ti voglio un mondo di bene.

      Rispondi

  3. Rita
    Apr 28, 2020 @ 17:52:29

    Ciao Deborath. Voglio solo dirti che il tuo papà non ti ha mai abbandonata e che non vorrebbe sentirti così addolorata. Lui cammina al tuo fianco e tu raccontagli le tue esperienze, parlagli dei tuoi progetti. Fagli sentire che per te lui è una presenza e non un’assenza … Hai navigato nella tempesta e neanche allora eri sola. Forza e coraggio, amica mia!

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    • Deborath
      Lug 20, 2020 @ 08:25:34

      Grazie di cuore, Rita, lo so che lui c’è e cammina con me, ma in certi momenti lo sconforto è tanto e la sua assenza fisica difficile da accettare.
      Ti abbraccio forte e ti auguro una felice settimana.

      Rispondi

  4. Diemme
    Apr 19, 2020 @ 22:46:17

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  5. lucetta
    Apr 19, 2020 @ 22:15:49

    Rispondi

  6. *Annamaria*
    Apr 19, 2020 @ 20:27:07

    non ci sono parole per commentare…

    Rispondi

    • Deborath
      Apr 20, 2020 @ 13:11:01

      Hai commentato tante volte per messaggio…
      quante volte ho parlato con te di queste sensazioni…
      quante volte mi hai sopportato e consolato con parole che solo tu sai trovare… Grazie, Anna…

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