La fiaba di Gabriel Pittella

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Le avventure del valoroso cavaliere Arturo

C’era una volta, tanto tempo fa, un villaggio felice, governato da un re e una regina molto innamorati. La regina partorì una figlia che chiamo Emma, subito dopo la regina morì. Il re, seppur addolorato per la morte della moglie, fece crescere la principessa circondata da amore e ricchezza.
Quando la ragazza aveva 17 anni, era così bella che un valoroso cavaliere, di poco più grande di lei, e il pericoloso mago nero, il più forte di tutti i maghi, si innamorarono di lei. Il mago nero, per averla tutta per sé, fece una pozione magica e la diede da bere alla principessa. La pozione aveva il potere di trasportare la principessa nell’alta torre che si trovava nel palazzo del mago.
Il re, quando si rese conto che sua figlia era stata rapita, si disperò e convocò tutti i più grandi cavalieri del regno per scegliere il migliore. A lui voleva affidare la ricerca della principessa rapita. Tra tutti venne scelto il valoroso cavaliere Arturo, il giovane innamorato della ragazza.
Il giorno dopo, Arturo si avventurò nel bosco con tutta la sua armatura, alla ricerca della principessa. Qui incontrò un vecchio saggio, che gli disse: “Stai attento! Non passare accanto agli alberi numerati dall’1 al 7, perché, altrimenti, cadrai nel tranello del mago nero!”. Il cavaliere si guardò intorno, ma non vide altri sentieri, così passò vicino agli alberi numerati e, alla fine del viale, cadde in una buca profonda, perdendo la sua bussola magica, che sua mamma gli aveva regalato poco prima di morire.
All’interno della buca, il cavaliere vide degli animaletti del bosco, erano coniglietti bianchi e cervi. Essi lo condussero in un tunnel sotterraneo e lì gli consegnarono una spada incantata, forgiata con un potentissimo veleno, in grado di sconfiggere il mago nero.
Dopo lo condussero alla fine del tunnel e il cavaliere si ritrovò sulle sponde di un grande fiume. In esso vi erano molti pesci pericolosi e una forte corrente. Il cavaliere cercò di vedere se c’era un ponte per poterlo attraversare, ma vide che era crollato a causa della corrente. Si mise a camminare, quando, ad un tratto, notò nel fiume qualcosa che si muoveva: era il famoso drago del’’acqua. Il drago gli disse: “Se vuoi passare dall’altro lato, io potrò farti da ponte, solo se tu mi ricompenserai con del cibo, sono stufo di mangiare sempre pesce!”. Il cavaliere accettò la proposta del drago, tornò nel bosco e catturò un cinghiale che consegnò al drago. Lui lo mangiò e poi trasportò il cavaliere sull’altra sponda.
Appena arrivò, vide gli animaletti che lo avevano aiutato nel tunnel che scappavano da un grande incendio, causato dal mago nero. Essi gli dissero: “Aiutaci, per favore!”. Il cavaliere rispose: “Non preoccupatevi, amici miei, ci penso io!”. Tornò dal drago dell’acqua e gli disse: “Puoi usare metà dell’acqua del fiume per spegnere l’incendio? In cambio io ti darò un altro cinghiale!”. Il drago, tutto contento, sparò un getto d’acqua potentissimo sull’incendio che, subito, si spense e lui ricevette la sua ricompensa. Gli animaletti del bosco, per ringraziare il cavaliere per il suo aiuto, gli regalarono uno scudo indistruttibile, con al centro una bussola quasi simile a quella che aveva perso. Intanto si era fatto buio, il cavaliere accese un piccolo fuoco e si addormentò.
La mattina seguente andò al palazzo del mago nero per liberare la sua amata. Il mago sapeva che il cavaliere sarebbe arrivato quel giorno e si era nascosto dietro la porta della torre della principessa. Appena sentì arrampicarsi il cavaliere, saltò fuori e, con la sua bacchetta magica, sparò sul cavaliere un fiume di lava incandescente. Il giovane si parò con lo scudo magico che gli avevano regalato i suoi amici del bosco. La lava cadde sul pavimento e la torre crollò, facendo alzare un grande polverone.
Nel crollo la principessa si spezzò una gamba, il cavaliere la prese in braccio e la sistemò sul suo cavallo, poi andò a prendere anche il mago, lo legò e gli ruppe la bacchetta. Appena arrivarono al villaggio, il cavaliere riportò la principessa da suo padre al castello e condusse il mago nella piazza al centro del villaggio. Qui tutta la gente lo riconobbe e voleva ucciderlo, ma il cavaliere si avvicinò ad un suo amico e gli disse: “a te il mago nero ha fatto più male di tutti, uccidendo tua sorella. Spetta a te ucciderlo!” e gli consegnò la spada forgiata col veleno, così il suo amico uccise il mago.
Il giorno dopo, il cavaliere andò dal re a chiedere la mano della principessa. Il re gli disse: “Dato che tu hai salvato la vita a mia figlia, io sono molto onorato di darla in sposa a un uomo coraggioso come te!”.
Tre mesi dopo, Emma e Arturo si sposarono e vissero sempre felici e contenti.
cenerentola-fiabe

Benedetta e… la dieta “del cane”

Mamma mia, quanto tempo è passato dall’ultima volta che ho postato qualcosa…
Questo blog sta proprio andando in decadenza e di questo posso solo fare un mea culpa grande quanto una casa…
Oggi, però, mi sono tornati in mente un paio di episodi che mi hanno fatto sorridere e che vorrei condividere con voi…
Veniamo a noi, o meglio, veniamo a Benedetta, il cui nome fa rima con forchetta, ma anche con porchetta…
Osservare la foto a testimonianza di quanto affermo…
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Dunque, Benedetta è una ragazza che faceva parte, a pieno titolo, del mio gruppo TFA: un tempo apparteneva alla combriccola delle grasse simpatiche, finchè non ha deciso di trasformarsi in una magra isterica, cominciando la famosissima dieta “del cane”, ai più nota come Dukan…
Bene, da allora ha iniziato a non essere più in sé e a divorare qualunque cosa non avesse a che fare con i carboidrati, fossero anche le gambe del tavolo della mia cucina o lo stecchino di questo meraviglioso arrosticino…
Anche qui, notare la foto, pensate, amici: non si era accorta della differenza tra la carne e lo stecchino…
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Per lei, ormai era tutto uguale, tutto buono, all’infuori degli avvelenatissimi e pericolosissimi carboidrati!!!!
Dunque, premesso questo, vorrei raccontarvi un episodio accaduto in occasione della verbalizzazione di un esame… (Lei non aveva verbalizzato insieme a tutti noi, probabilmente perché impegnata a sgranocchiarsi un piatto in ceramica o un libro… 😉 )
Un giorno chiede a me e Maria Pia: “Ragazze, mi accompagnate a verbalizzare Pedagogia Sperimentale??? Così, poi, facciamo un salto all’Ikea e, NATURALMENTE, mangiamo lì….” (Occhi a cuoricino…)
Io e M. Pia: “Ok, va bene…”
Ci andiamo e, poiché il nostro prof di Pedagogia Sperimentale era il preside di una scuola, siamo dovute andare nel suo plesso per le operazioni di verbalizzazione…
Erano le 10 del mattino… entriamo, chiediamo del prof, lo fanno chiamare e ci dicono di aspettare…
Io e M. Pia iniziamo a guardare i disegni esposti all’entrata, sennonché ci cade l’occhio su Benedetta che, nel frattempo, si era infrattata in un angolino del corridoio, aveva aperto la sua borsa di Mary Poppins, ultrapiena ed ultra incasinatissima, aveva tirato fuori, con nonchalance, un piccolo contenitore in plastica e… ORROREEEEEE!!!!! … aveva iniziato ad addentare una coscetta di pollo, a suo dire, avanzatale dalla sera prima…
Io e M. Pia strabuzziamo gli occhi, ci guardiamo tra di noi, come se stessimo avendo un’allucinazione, dovuta alla fame di Benedetta, riguardiamo lei e constatiamo che non stiamo sognando: era proprio tutto vero!!!!!!!
Lei, in attesa del prof, mangiava, indisturbata, alle 10 del mattino, nel corridoio di una scuola, una coscetta di pollo arrosto!!!!!
Io e M. Pia, cerchiamo, invano, di farle capire che tutto quello che stava facendo era assurdo, che il prof poteva arrivare da un momento all’altro, che avrebbe avuto le mani unte e bisunte, qualora avesse dovuto stringergli la mano… Ma lei NIENTE!!!!!!!
Al ché, io e M. Pia, ci allontaniamo il più possibile per la vergogna… (Non c’era sabbia nei dintorni per poterci sotterrare…) e, con la scusa dei fantastici cartelloni esposti nella scuola, abbiamo iniziato a leggere tutto nei minimi dettagli…
Ad un certo punto, lei , la porchetta…. Ehm… volevo dire Benedetta, non c’era più!!!!!
Dove sarà finita? Dove sarà finita?????
Beh….
Presa da un attimo di vergogna, si era rintanata in bagno, aveva finito di spolpare ben benino la coscia di pollo ed aveva depositato lì anche gli ossicini…
Poi, risbuca fuori tutta contenta, col suo contenitore vuoto e fiera di aver lasciato nella spazzatura del bagno i resti del povero pollo!!!!!!
Ultima chicca, tanto per gradire: un giorno a lezione, tira fuori un barattolo enorme di cipolline sott’aceto, con tanto di liquido contenitivo e, non curante, inizia a ficcarci dentro le mani e a sgranocchiare questa roba, come fossero state normalissime patatine…
In aula, dove seguivamo lo stesso suo corso, era un po’ più difficile far finta di non conoscerla…
Noi sempre più allucinate, ma lei, imperterrita, continuava con la sua fantastica dieta, costringendo tutti noi a subire quell’orrenda puzza che impregnava ormai tutto il laboratorio!!!!!
Qui, per concludere, una foto in cui ho rischiato anch’io di essere sbranata in uno dei suoi terribili attacchi di fame!!!!
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Aiutoooooooooo!!!!!!! Si salvi chi puòòòòòò!!!!!